Una pioggia di soldi in arrivo. In parte da restituire all’Europa, in parte no. Sono tanti anche quelli destinati alle persone con disabilità.
Ma il governo riuscirà a spendere bene queste risorse, a non perdere il treno per l’innovazione, l’inclusione e il diritto alla salute?
O rischia di essere l'ennesimo progetto bello solo sulla carta e troppo complesso da trasformare in realtà?
Il Piano è fortemente orientato all’inclusione di genere, al sostegno all’istruzione, alla formazione e all’occupazione giovanile. Inoltre, si pone l’obiettivo di creare, entro il 2026, un sistema infrastrutturale più moderno, digitale e sostenibile.
Secondo le stime del 2019, in Italia le persone con disabilità, cioè che hanno problemi di salute e gravi limitazioni nello svolgimento delle normali attività quotidiane sono 3 milioni e 150 mila, pari a circa il 5% della popolazione.
Sono gli anziani i più colpiti, soprattutto le donne: su quasi 1 milione e mezzo di ultrasettantacinquenni disabili, 1 milione sono donne.
A questo si aggiungono poi le disuguaglianze territoriali e sono tanti gli aspetti economici, sociali e infrastrutturali che incidono negativamente sulla vita delle persone con disabilità in Italia: pensiamo solo alla possibilità di spostamento. Solo il 14% dei disabili, infatti, si muove con i mezzi pubblici urbani, contro il 25% del resto della popolazione.
Nelle scuole, poi l’assistenza per l’autonomia è carente in molte Regioni, soprattutto al Sud.
Spesso il compito di migliorare il livello di vita delle persone con disabilità è a carico delle famiglie e colpisce soprattutto i redditi più bassi.
Oltre due terzi delle famiglie nelle quali vive almeno una persona disabile non può permettersi una settimana di vacanza all’anno lontano da casa, mentre oltre la metà non è in grado di affrontare una spesa imprevista di 800 euro.